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															Roma, 28 ottobre 2025 – ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e il CREF (Centro Ricerche Enrico Fermi) annunciano l’avvio di una nuova e strategica collaborazione di ricerca incentrata a contribuire allo sviluppo di reattori ibridi fusione-fissione ottimizzati per la produzione di trizio. La ricerca si inserisce nel progetto denominato TRHYB (TRitium production studies using HYBrid reactors) che mira a risolvere una delle sfide cruciali per l’adozione su larga scala della fusione nucleare: l’approvvigionamento del combustibile essenziale, il trizio.
Questi sistemi sfruttano la sinergia tra la tecnologia di fusione, che produce neutroni, e un reattore subcritico a fissione. Quest’ultimo, attraverso la moltiplicazione neutronica, crea una configurazione in grado di produrre il combustibile necessario per i futuri impianti fusionistici. Questa configurazione, pur tecnicamente complessa, si
adatta a molti scopi, quali la produzione di energia, la trasmutazione di scorie nucleari, ma soprattutto, come evidenziato dai recenti lavori condotti dalla divisione PLAS di ENEA, alla produzione dedicata di trizio.
L’importanza del progetto emerge dalla consapevolezza che le attuali riserve di trizio, prodotte da reattori a fissione di tipo CANDU, risulteranno insufficienti per alimentare i prossimi impianti a fusione.
Le prime stime indicano che solo il funzionamento di ITER comporterà il consumo di una parte considerevole (se non della totalità) delle riserve disponibili. Questa limitazione rappresenta un collo di bottiglia critico per lo sviluppo accelerato della tecnologia fusionistica a livello globale.
Pur nella complessità tecnica, i reattori ibridi offrono molteplici applicazioni oltre la produzione di trizio: dalla generazione di energia alla trasmutazione di scorie nucleari, aprendo scenari promettenti anche nel contesto dell’economia circolare nucleare. La progettazione del blanket per l’autoproduzione di trizio nei reattori a fusione, infatti, rimane ancora in fase concettuale. Alcuni test sperimentali di altri tipi di impianti diventeranno cruciali per garantire l’approvvigionamento di trizio, contribuendo così a rendere la fusione nucleare una fonte energetica affidabile e sostenibile.
Il lavoro previsto con la partecipazione del CREF si basa sull’utilizzo di tecnologie mature per la realizzazione della componente a fusione con calcoli progettuali che riguarderanno la fisica del plasma, la neutronica e la quantificazione dettagliata della produzione di trizio.
La ricerca vedrà la collaborazione di un team multidisciplinare composto da esperti di primo piano provenienti da diverse istituzioni nazionali. I responsabili del progetto sono il Dott. Fabio Panza per ENEA e la Prof.ssa Angela Bracco per il CREF, con la collaborazione di INFN, Consorzio RFX (Ricerca, Formazione, Innovazione) di Padova,
Università di Genova, La Sapienza Università di Roma.
“Con TRHYB non stiamo solo studiando una tecnologia, ma stiamo costruendo una soluzione di approvvigionamento per il futuro della fusione“, ha affermato il Dott. Panza (ENEA) “Semplificare l’impianto a fusione separando la produzione di energia dalla produzione di combustibile è una mossa che potrà risultare strategica per il sistema energetico a fusione.”
La Prof.ssa Bracco (CREF) ha aggiunto: “L’integrazione delle competenze di ENEA e CREF, insieme agli altri partner, ci permetterà di affrontare a tutto tondo la complessa sfida del design e dell’ottimizzazione del blanket ibrido, aprendo nuove frontiere anche nell’uso di sali liquidi, fondamentali per mitigare l’operazione
pulsata intrinseca delle macchine a fusione.”
L’avvio di TRHYB segna un momento fondamentale per la ricerca nucleare italiana e per il futuro dell’energia pulita.
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